Oggi, la Giornata dei Migranti mi ricorda la mia esperienza di migrante forzato dal mio paese natale, il Venezuela, e mi porta a riflettere sul cammino che ho percorso, considerando le ragioni che mi hanno spinto a lasciare il mio Paese e la speranza di un futuro migliore che ha guidato la mia decisione. In questa data, sottolineiamo la storia di milioni di persone che affrontano realtà che mettono a rischio la loro vita e li costringono a cercare nuove opportunità oltre i confini dei loro Paesi. La storia di un migrante forzato si compone di diverse fasi, ognuna delle quali comporta circostanze estreme, a partire dal processo di vulnerabilità nel luogo d'origine e proseguendo per tutto il viaggio di mobilità. L'arrivo nel Paese di destinazione è un'altra fase di questo viaggio, che mette in discussione la speranza di un futuro migliore e costringe a seguire un'unica strada: la resilienza.
Attualmente, a causa dei conflitti bellici, delle crisi politiche ed economiche e dei cambiamenti climatici che intensificano gli spostamenti umani, è essenziale agire per cambiare il discorso prevalentemente negativo sui migranti che si è diffuso attraverso i media e ha influenzato l'opinione pubblica, criminalizzando il fenomeno migratorio attraverso politiche restrittive, confini militarizzati e tecnologicamente sorvegliati, nonché discorsi xenofobi. È quindi necessario aprire uno spazio di riflessione che veda il migrante, questo "altro", "straniero", come qualcuno in cui riconoscere la propria umanità. Che questa data sia propizia per far emergere due elementi essenziali nel dibattito sulle dinamiche migratorie: l'ospitalità e l'accoglienza, rispondendo alla domanda etica: "Dov'è tuo fratello?" (Genesi 4,9-10).
Rispondere a questa domanda significa comprendere la responsabilità che abbiamo nei confronti dell'"altro" e quanto sia importante offrire una vera ospitalità, basata sul riconoscimento dell'unicità di ogni migrante, rappresentata dall'identità culturale e dalla storia di vita che porta con sé. Questa autentica ospitalità rifiuta i marcatori sociali che limitano la condizione umana e si assume il dovere etico di decostruire le idee che ci dividono e che erigono confini fisici e ideologici. In questo senso, celebrare la Giornata dei Migranti implica guardare all'idea di costruire comunità più inclusive che favoriscano l'umanità al di là del luogo di nascita.