Il 3 dicembre è la Giornata internazionale delle persone con disabilità. In questa occasione, come Centro Scalabriniano di Studi sulle Migrazioni (CSEM), vorremmo proporre una breve riflessione sul rapporto tra migrazione/rifugio e disabilità.
In primo luogo, la disabilità può essere un causa della migrazione. Le persone con qualche tipo di disabilità possono essere spinte a migrare con le loro famiglie verso luoghi dove le cure e le terapie sono più appropriate e disponibili. In un mondo globalizzato, questo tipo di migrazione non è raro.
Tuttavia, il collegamento più comune è la disabilità come conseguenza di conflitti armati o di violazioni generalizzate dei diritti umani nel Paese di origine e anche nei Paesi di transito. Molte persone in fuga vivono esperienze tragiche e traumatiche che lasciano profonde cicatrici psicofisiche.
Attualmente, il CSEM sta studiando in particolare il caso delle donne honduregne che sono tornate in patria con disabilità, soprattutto in seguito agli incidenti causati in Messico dal treno noto come La Bestia. In questo caso, alcune parlano esplicitamente di "costruzione sociale dei rischi nella migrazione", perché le persone hanno maggiori probabilità di subire qualche tipo di incidente su determinati percorsi imposti da politiche migratorie sempre più rigide, sicure ed esternalizzate.
Infine, vogliamo sottolineare come le persone disabili migranti, rifugiate o rimpatriate, nonostante gli incidenti, le violenze e i traumi subiti, abbiano la possibilità di rivendicare i propri dirittiIn questo modo, possono dimostrare la loro capacità di agency, non solo nella ricerca dell'inclusione sociale, ma anche a favore della costruzione di una società più giusta e solidale.
Leggete la pubblicazione del CSEM:
Tuíla Botega. La pastorale della mobilità umana e il ritorno dei migranti disabili. Costruire percorsi di reintegrazioneo. Brasilia: CSEM, 2023 LINK